Il mental coach, una figura che può fare la differenza quando si vogliono raggiungere specifici obiettivi in qualsiasi campo della nostra vita. Abbiamo raccolto i consigli di Luca Pulcini, mental coach sportivo, per migliorare la performance in ambito fitness
Il mental coach, una figura professionale che spopola in questi ultimi anni. Ma qual è il ruolo esatto di questo professionista? Lo abbiamo chiesto a Luca Pulcini, mental coach sportivo. “Questo professionista – ci ha detto Luca – non è un motivatore ma lavora sulla motivazione, non è un guro né un performer e non risolve i tuoi problemi. E’ un professionista che, seguendo un metodo, ti aiuta a migliorare la tua performance. Nel mio caso, quella sportiva”.
Ascolta l’intervista integrale di Luca Pulcini condotta da Chiara Perale nel corso di Shine On. Ecco il podcast:
“Il coaching – prosegue Luca – è un metodo che può essere applicato a svariati ambiti, nel mio caso lo applico allo sport perché vengo da quel mondo. Aiuto gli atleti a raggiungere i loro obiettivi applicando quel metodo. Nella specifica sportiva, grazie al coaching si ottiene un miglioramento non solo delle prestazioni atletiche ma anche da un punto di vista personale.
Mental coach, 3 consigli per un percorso ideale
- Essere predisposti
- Creare un percorso personalizzato
- Scegliere il mental coach che fa per noi
Iniziare un percorso significa innanzitutto comprendere se si tratta di una singola persona o di una squadra. Dopo una consulenza si comprende se la persona o il gruppo è “coachabile”, cioè è predisposto a ricevere delle sessioni di coaching. E’ fondamentale essere predisposti, la persona deve essere convinta di intraprendere questo percorso.

La durata di un percorso viene stabilita durante la prima seduta. Un tempo medio si aggira sui 9/10 mesi con appuntamenti una volta a settimana o 10 giorni con uno stacco per permettere che le tecniche usate durate la sessione vengano immagazzinate. Il lavoro che viene svolto dall’atleta durante una di queste sessioni infatti è davvero impegnativo.

Il mental coach collabora con lo psicologo, ma i campi sono molto diversi. Per esempio, quando si tratta di disturbi veri e propri come quelli alimentari allora interviene lo specialista, tanto che il mental coach fa delle sessioni mentre lo psicologo fa delle sedute. Direi che noi mental coach siamo come dei meccanici che fanno correre veloce la macchina ma non la riparano se si rompe. Non abbiamo le competenze dei medici, ecco perché è importante avere collaborazioni con professionisti in modo da riuscire ad aiutare a 360 gradi le persone.
Allenatore della mente
Il mental coach è una figura di riferimento, un allenatore della mente. Io sono sempre stato un atleta, il consiglio è quello di scegliere un professionista che abbia provato a fare attività a livello agonistico. Diventa più semplice così comprendere completamente le ansie, i dubbi, i problemi che possono prendere l’atleta. Quando, nel mio caso, sono stato sul punto di fare il salto di qualità ho avuto dei problemi, quasi un blocco e ancora oggi mi chiedo se avessi avuto un mental coach al mio fianco come avrei superato quel momento.

Ecco perché credo che accompagnare un atleta in questo percorso sia fondamentale. La vita dell’atleta è molto stressante: la dieta, lo stile di vita, le rinunce…e poi spesso gli atleti professionisti non riescono a scindere la figura dell’uomo da quella dell’atleta e quando si arriva alla fine della carriera professionale possono arrivare dei traumi a livello mentale. Il mental coach accompagna gli atleti nelle loro fasi.
Per trovare il mental coach più adatto a noi meglio lasciare spazio al feeling o all’empatia. La cosa fondamentale è entrare in sintonia con il professionista da cui ti farai seguire. E’ un percorso importante, va costruito passo passo”.
In collaborazione con Luca Pulcini
Luca Pulcini si trova su:
www.lucapulcini.it