Vegetariani, vegani, crudisti, fruttariani. Gli stili alimentari alternativi alla dieta mediterranea si moltiplicano sempre più. E non parliamo di diete dimagranti (come la Atkins, la dieta a zona, la Dukan), ma di veri e propri food trend permanenti
Squadrati, società di ricerca che da anni si occupa di analizzare le abitudini degli italiani, ha recentemente approfondito gli stili alimentari del Belpaese. Non siamo più amanti solo della mitica dieta mediterranea ma i nostri gusti spaziano dal vegano, al vegetariano, alla dieta paleo (con prevalenza di proteine animali), tutti però uniti da un’unica passione: il naturale.
Ne abbiamo parlato con Daniele Dodaro direttore di ricerca di Squadrati.
Ascolta cosa ci ha raccontato
Stili alimentari a confronto
Dalla ricerca emerge l’opposizione più recente: quella che vede contrapporsi diete veg e paleo dieta, mossa da ragioni individualistiche. La famiglia delle diete veg comprende vegetarianismo, veganismo, fruttarismo, crudismo, macrobiotica e dieta senza muco e interessa ben 7,1% degli italiani (Eurispes), non più una nicchia insomma.
Molto più di nicchia la dieta paleo che si basa sull’idea di riproporre i consumi dell’uomo paleolitico, che era cacciatore-raccoglitore e non coltivatore e allevatore, e per questo elimina zuccheri e cereali ma anche legumi e latticini, alimenti “figli del Neolitico”. Cosa tiene insieme queste due tendenze contrarie? La ricerca di cibi anti-industriali e non elaborati a livello industriale.
Dieta mediterranea contro junk food
Da sempre opposti gli stili alimentari della dieta mediterranea da un lato e del cosiddetto junk food dall’altro. Due stili consolidati, non per questo statici. Basti pensare che la dieta mediterranea sta inglobando sempre più l’uso di cereali integrali a discapito di quelli raffinati, insight più vicino al mondo veg.
E in tutta questa attenzione al salutismo che fine fanno gli amanti del junk food? Si sta affermando una tendenza da parte di alcuni consumatori a non vivere fast food e street food come un guilty pleasure ma come una ricerca della gratificazione immediata e un’orgogliosa resistenza all’ossessione del cibo sano. Il “junk food consapevole”.
Stili alimentari modificati dalla pandemia
Il maggior tempo dedicato alla vita ‘casalinga’ ha permesso di riscoprire vecchie abitudini che pensavamo dimenticate.
La pandemia ha avuto un impatto anche sui nostri stili alimentari, facendoci porre maggiore attenzione ad un’alimentazione sana ed equilibrata, con la riduzione del consumo di carne e derivati, sempre più sottoposti a processi di produzione e conservazione che ne alterano la salubrità, con tutte le conseguenze negative scoperte negli ultimi anni.
Anche la qualità delle materie prime oggi riveste maggiore importanza per i consumatori, con un’attenzione particolare per la produzione a livello nazionale di numerosi prodotti.

In particolare, hanno subito un’impennata nelle preferenze i ceci e i loro derivati (farine in primis).
Anche l’uva e i vini sembrano essere pronti per un anno molto in risalto, grazie all’eccezionale lavoro svolto dagli e-commerce dei vini durante il lockdown nel 2020. A proposito di frutta e verdura, un notevole sforzo è stato fatto dalle aziende per far sì che la produzione venga intensificata, i costi ribassati, e la disponibilità più immediata, per evitare la carenza di certi prodotti che non sempre son stati disponibili nei periodi più difficili.
La salute ha assunto un’importanza enorme per ciascuno di noi, e un’alimentazione che abbia determinate caratteristiche ne è la base, assieme ad una giusta dose di attività fisica.
Anche gli alimenti biologici hanno ripreso quota, dopo qualche anno di appannamento.
La scelta del consumatore, sia esso onnivoro, vegano o vegetariano, si focalizza sempre di più sui prodotti non trattati, allevati o coltivati in maniera tradizionale, non industriale.
Un trend, dicono gli esperti, destinato a rimanere nel tempo.
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